La ragionevole durata del processo è un diritto comunitariamente e costituzionalmente garantito.
I tempi dilatati della burocrazia italiana possono spesso causare, con la loro inedia, un grave pregiudizio nei confronti del cittadino che attende di veder riconosciuto un proprio diritto.
Si considera rispettato il cosiddetto “termine ragionevole” se il processo non eccede la durata di tre anni in primo grado, di due anni in secondo grado e di un anno nel giudizio di legittimità; Dunque si considera rispettato il “termine ragionevole” se il giudizio viene definito in modo irrevocabile in un tempo non superiore a sei anni.
Chi si è ritrovato coinvolto in un processo dalla durata irragionevole ha certamente diritto al risarcimento del danno.

